A Termini Imerese sabato 4 maggio si è svolto l’evento “Il coraggio di raccontare la verità. “In ricordo del giornalista Cosimo Cristina
Si è svolto il 4 maggio a Termini Imerese, presso lo storico Circolo Margherita, l’incontro organizzato in sinergia dall’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e dal Circolo stesso, per ripercorrere la storia misconosciuta del giornalista termitano Cosimo Cristina, assassinato dalla mafia nel 1960 a soli venticinque anni.
Cosimo fu un Peppino Impastato ante-litteram, come affermato da Alfonso Lo Cascio, direttore della rivista Espero News. Giovanissimo ed appassionato cronista d’inchiesta, fondatore del giornale “Prospettive siciliane”, collaboratore del Corriere della Sera, dell’Ansa, de L’Ora, stava conducendo delle inchieste su morti sospette, avvenute a Termini in odore di mafia. Omicidi poi inevitabilmente insabbiati e dimenticati dagli inquirenti. La linea editoriale di “Pospettive siciliane”, evidentemente scomoda per i poteri mafiosi locali e palermitani, costò la vita al giovane Cosimo, destinato a divenire anche lui, dopo la sua morte, un caso insabbiato. Verrà ritrovato cadavere sui binari della ferrovia in contrada Fossola, in territorio termitano, con il cranio fracassato e il corpo perfettamente integro. Il caso viene archiviato immediatamente come suicidio; non verrà effettuata alcuna autopsia sul corpo ed il motivo scatenante del gesto viene ricondotto al recente licenziamento del Cristina dalla Moka Termini, nota torrefazione termitana. Molto probabilmente anche il licenziamento fu organizzato ad arte per giustificare il successivo “suicidio”. Storia purtroppo poco conosciuta. Caso riaperto negli anni ’90, quando viene finalmente effettuata un’autopsia dalla medicina legale di Palermo, dalla quale clamorosamente viene confermata la tesi del suicidio.
L’intera vicenda è stata raccontata, con rigore scientifico e con riferimento puntuale a fonti e documenti, da Alfonso Lo Cascio, moderatore dell’incontro, dalla professoressa Giusi Conti, docente dell’Istituto Superiore Stenio di Termini, dalla scrittrice e regista Francesca La Mantia e dal giornalista catanese Luciano Mirone, autore del volume “Gli insabbiati, storie di giornalisti uccisi dalla mafia e sepolti dall’indifferenza”.
Ognuno dei relatori, in riferimento al proprio campo d’azione ha dedicato il proprio tempo e i propri sforzi per ricostruire la verità sepolta dall’oblio dell’omertà e dagli interesse politico-mafiosi.
La docente Conti ha ripercorso il progetto svolto con intancabile passione dai ragazzi dello Stenio, che hanno condotto indagini e ricerche appassionate.
La regista La Mantia ha sceneggiato la storia di Cosimo, proponendo la sceneggiatura a Rai Fiction per la realizzazione di un film, che speriamo vedere presto sugli schermi.
Mirone ha tracciato un’analisi acuta e puntuale della vicenda di Cristina nel contesto storico-politico e sociale della Sicilia degli anni ’60 e oltre. Intrighi e connivenze che hanno causato omertà, corruzione ed enormi spargimenti di sangue, nonché il perpretarsi dello stato di arretratezza dell’intero Meridione.
Ricordare a distanza di quasi vent’anni la vicenda di Cristina e tutti gli altri “insabbiamenti eccellenti”, deve essere occasione per lanciare un monito contro l’omertà e contro la mafia, più che mai in questo mese di maggio della legalità e delle commemorazioni, non dobbiamo dimenticare che la vera antimafia siamo noi quando vigiliamo sui comportamenti illeciti di Cosa Nostra e della società civile in genere, nella consapevolezza che la strada dell’antimafia è ancora in salita e che l’impegno civile onesto deve sempre caratterizzare il vivere quotidiano in tutte le sue declinazioni.
Come scriveva Tertulliano, citato da Alfonso Lo Cascio, “Il sangue dei morti genera altri Cristiani”.
Giovanna Musso