Giovani e meno giovani, il viaggio che auguro a tutti noi
Mancano esattamente due mesi alle elezioni regionali. Ad eccezione del Movimento dei Siciliani Liberi, nessun altro partito o movimento politico ha un programma di governo per la regione siciliana. Non è una cosa da poco se solo si pensa che si esce da una legislatura che ritenere nefasta è cosa da poco. Tanti i disastri prodotti proprio da coloro che in questi mesi si affannano, corrono freneticamente a fare accodi su come spartirsi la posta in gioco, ricorrendo persino ad ammucchiate innaturali e contro i reali interessi dei cittadini.
È un caso che altri partiti non abbiano un programma politico di governo della Sicilia? No, non è un caso. Quale altro modello politico governativo potrebbero proporre al popolo siciliano se non quello già noto dell’ultimo ventennio?
Tutto ciò sembra banale, ma banale non è perché la politica avvolge la nostra vita più di quanto si possa immaginare e coloro che rifiutano di occuparsi di politica lasciano la loro vita nelle mani di altri. Da qui deve scattare la scintilla dentro ciascuno di noi, di quanti non si rassegnano allo squallido teatrino in mostra in questi giorni.
Sotto gli occhi di tutti si sta consumando l’ennesimo squallido spettacolo promosso da coloro che hanno allontanato i giovani e i meno giovani dalla sana partecipazione politica. I giovani e i meno giovani, come chi scrive, hanno, invece, un dovere da compiere verso se stessi e verso chi verrà dopo di loro: hanno il dovere di partecipare, di autodeterminarsi, di organizzarsi e di riprendersi il futuro che l’attuale classe politica ha miseramente determinato per loro.
Un futuro fatto di valige, di interminabili viaggi all’estero alla ricerca di sogni da realizzare lontani dalla Sicilia, lontani dagli affetti più cari e allora mi rivolgo proprio ai tanti giovani e a tutti coloro che da parecchie competizioni politiche non esercitano più, il più elementare ma anche il più nobile loro diritto/dovere, quello del voto: abbiate il coraggio e la forza di determinare democraticamente, con il voto, il governo della Sicilia, non siate acquiescenti, non pensate ad emigrare verso altri territori, restate in Sicilia e combattete con la più micidiale delle armi attualmente esistente: la matita elettorale.
E allora? Scrivo ai giovani e ai meno giovani di documentarsi sull’unico programma di governo della regione siciliana, quello del Movimento dei Siciliani Liberi www.sicilianiliberi.org l’unico in grado di produrre dei profondi cambiamenti nel tessuto economico della Sicilia con la realizzazione della ZES (Zona Economica Speciale). L’applicazione della ZES non solo provocherebbe in Sicilia un vero e proprio terremoto economico, alla stessa stregua dei territori laddove è già stata applicata (Polonia, Irlanda, Canarie, Lettonia, Madeira, etc.), ma sarebbe capace di attirare ingenti capitali esteri, linfa vitale per una economia dissanguata come quella siciliana e di creare centinaia di migliaia di posti di lavoro.
Quando sentiamo parlare di delocalizzazione delle imprese italiane, si veda una recente dichiarazione proprio di Marchionne di volere trasferire la produzione dello stabilimento Fiat da Pomigliano nel Tychy (area ZES) in Polonia, dovremmo chiederci perché tutto questo avviene. Tutto ciò avviene perché nelle aree geografiche dove si applica la ZES vigono strumenti e agevolazioni che agiscono in un regime derogatorio rispetto a quelli vigenti per le ordinarie politiche fiscali nazionali.
In Sicilia vi sono tutte le condizioni previste dal Trattato Unico di Funzionamento dell’Unione Europea per l’applicazione della ZES e se non è stata applicata lo dobbiamo all’incapacità di quei partiti italiani che hanno governato la Sicilia, riducendola in povertà sia in termini di idee che in termini di sviluppo economico.
E allora un altro futuro è possibile. È possibile viaggiare insieme al Movimento dei Siciliani Liberi e di quanti hanno deciso di spendersi per il bene dei Siciliani e della Sicilia.
Questo è il più bel viaggio che auguro a tutti noi, il viaggio di determinare il nostro futuro.
Michele D’Amico