Il ministro Fioramonti si dimette: “pochi soldi per la scuola”
La decisione delle sue dimissioni, il ministro dell’istruzione, l’ha comunicata al premier Giuseppe Conte la sera del 23 dicembre, mentre la Camera era impegnata nell’ultimo via libera alla manovra. “Le ragioni sono da tempo e a tutti ben note“, scrive Fioramonti, “ho accettato il mio incarico con l’unico fine di invertire in modo radicale la tendenza che da decenni mette la scuola, la formazione superiore e la ricerca italiana in condizioni di forte sofferenza. Mi sono impegnato per rimettere l’istruzione al centro del dibattito pubblico, sottolineando quanto, senza adeguate risorse, fosse impossibile anche solo tamponare le emergenze che affliggono la scuola e l’università pubblica. Non è stata una battaglia inutile e possiamo essere fieri di aver raggiunto risultati importanti“.
Il ministro dimissionario rivendica i risultati raggiunti, ma accusa il governo di scarso coraggio per non aver trovato nella Legge di Bilancio le risorse necessarie per la formazione e la ricerca. Conferma il sostegno in un esecutivo che “può fare ancora molto e bene per il Paese” e assicura che continuerà il suo impegno per la scuola e i giovani nelle aule del Parlamento.
L’ormai ex ministro elenca i traguardi superati: “Lo stop ai tagli, la rivalutazione degli stipendi degli insegnanti (insufficiente ma importante), la copertura delle borse di studio per tutti gli idonei, un approccio efficiente e partecipato per l’edilizia scolastica, il sostegno ad alcuni enti di ricerca che rischiavano di chiudere e, infine, l’introduzione dell’educazione allo sviluppo sostenibile in tutte le scuole (la prima nazione al mondo a farlo)“.
Per Fioramonti, però dal Governo “sarebbe servito più coraggio per garantire quella ‘linea di galleggiamento’ finanziaria di cui ho sempre parlato, soprattutto in un ambito cosi’ cruciale come l’università e la ricerca“.