Lavoratori dello spettacolo il giorno del festino mettono in campo una “Santa protesta” in giro per i quartieri di Palermo
Inoltre a piazza Bologni alle 20 (circa) è previsto un flash mob degli artisti che si materializzeranno come muti fantasmi, e da tali agiranno nello spazio, identificati da un cartello che riporta: nome, cognome, professione e matricola enpals, a sottolineare un vuoto istituzionale e morale che non può più essere tollerato. Non si hanno ancora risposte concrete da parte del Governo nazionale e regionale e poco è stato fatto per la gestione della Fase 2, quella legata alla riapertura e alla ripresa.
«È sotto gli occhi di tutti che si tratta di una falsa ripartenza e che molti di noi perderanno il lavoro – dicono i lavoratori dello spettacolo di Palermo – e ad oggi nessun ammortizzatore sociale è previsto per questo periodo. Il flash mob che faremo a piazza Bologni sarà in linea con le norme di sicurezza vigenti dimostrando che, delle soluzioni alternative potrebbero essere attuabili, se solo riuscissimo a divenire un soggetto interlocutorio con le istituzioni, e che la proiezione di un docufilm sul web non può essere concepita come unica proposta risolutiva. La risposta ad un bisogno antropologico deve essere data tramite una “condivisione” reale, che passa necessariamente da un rito collettivo».
«Se nel futuro si prospetteranno altre possibili chiusure, – aggiungono – le soluzioni non potranno ancora una volta prevedere il blocco delle attività artistiche ma, bisognerà ripensare a nuove strategie e immaginare nuove realtà, così come a gran voce grida tutto il comparto da oltre tre mesi. Noi artisti abbiamo lo sguardo dei visionari, come le istituzioni hanno il dovere di tutelare e promuovere l’immenso bene immateriale che ne deriva. Nello specifico abbiamo pensato ad una manifestazione che abbia come trait d’union la relazione dell’essere umano con il sacro, dunque con Santa Rosalia».
«Quest’azione – continuano – nasce anche grazie all’appoggio e alla collaborazione di varie realtà sociali (come organizzazioni del terzo settore, curia ed imprese sociali) che lavorano all’interno dei quartieri, questa sarà la cornice entro cui l’azione di protesta acquisterà ulteriore senso e sostanza. Ci auguriamo, proprio in questi giorni che le nostre voci arrivate in Senato, riescano ad ottenere una riforma radicale della nostra condizione di lavoratrici e lavoratori, ma questo lo auguriamo a tutti coloro che di ingiustizia, sempre oggi, continuano a perire. Corriamo il rischio concreto della chiusura di tanti teatri, scuole di danza, cinema e scuole di musica. Continuiamo dunque con lo stato di agitazione permanente unendoci a tutte le categorie di invisibili, fino a che le risposte alle richieste formalizzate dai coordinamenti nazionali dei lavoratori dello spettacolo non arriveranno, e fino a che non saremo interpellati per costruire insieme le idee progettuali e le visioni future».