Recensione al volume “Indagine su una donna in nero” di Mariceta Gandolfo
Grande successo per il nuovo romanzo di Mariceta Gandolfo “Indagine su una donna in nero”, pubblicato dalla Casa Editrice Kimerik. Ancora una volta l’autrice ci conquista con la sua bella scrittura, una prosa chiara ed elegante che si snoda nel volume con il giusto equilibrio tra le sequenze narrative, dialogiche e descrittive. E’dunque con magistrale prova creativa che l’autrice ci conduce dentro un racconto interessante e intricante che vede protagonisti non solo una donna colpita da un grande dolore, ma anche l’arte e la Storia. Gli eventi del romanzo si succedono, infatti, partendo dall’interesse per un quadro che si trovava nella casa dei nonni dell’autrice e che ritrae una donna il cui abito è “un misero vestito nero pieno di buchi…sedeva sulla sedia impagliata e fissava il vuoto con le mani abbandonate in grembo…lo sguardo di quella donna sembrava condensare tutta l’angoscia e la disperazione del mondo”. Sarà la curiosità intellettuale e anche uno slancio sentimentale che spingerà Enzo, personaggio reale della storia a muovere le prime ricerche che porteranno alla scoperta della vera autrice dell’opera che è Piera Lombardo, notevole pittrice siciliana del ‘900, il tutto grazie anche alla studiosa di storia dell’arte Annamaria Ruta. Per giungere a questo svelamento Mariceta Gandolfo accompagna il lettore negli anni che hanno visto la giovinezza di personaggi che, poi nel tempo, segneranno in modo incisivo la cultura del secondo dopoguerra, parliamo di Renato Guttuso, Ignazio Buttitta, Lia Pasqualino Noto, la stessa Piera Lombardo e Topazia Alliata, futura madre della scrittrice Dacia Maraini. Il romanzo della Gandolfo è, dunque, per i lettori una bella occasione per rivivere ambienti e accadimenti che hanno contribuito ai grandi cambiamenti sociali e culturali del ‘900. Ecco allora che risalta l’ingresso all’Accademia delle Belle Arti di Palermo, di Piera Lombardo, di Topazia Alliata, di Lia Pasqualino Noto in un tempo (fino agli anni 30) in cui ciò era stato vietato alle donne. Nel libro abbiamo, come la stessa autrice ci dice, una mescolanza di personaggi reali e personaggi non reali legati alla storia completamente inventata di Santina, la donna del quadro. Mariceta Gandolfo ascolta dentro sé stessa, e in modo profondo, le sensazioni che la donna le suscita e riesce così a tratteggiare modalità dell’esistenza umana contestualizzandole nel tempo fino a definire bene alcuni periodi storici durante i quali si svolgono i fatti che sono raccontati nell’arco di un secolo. La scrittrice con abilità riesce a mettere in evidenza, come sempre nelle sue opere letterarie, le caratteristiche dell’epoca e le descrive attraverso le storie di vita dei suoi personaggi. Eppure questo romanzo non può essere definito romanzo storico, perché l’intento dell’autrice non è raccontarci la Storia ma, come ha sottolineato il professore Domenico Figà ad una delle presentazioni del romanzo “… il recupero del passato in Mariceta Gandolfo è finalizzato a raccontarci le modalità dell’esistenza umana e l’esistere per esistere deve essere contestualizzato”. Nel racconto si individuano, possiamo dire, due tempi, il primo indaga l’arte, il secondo ci porta indietro fino all’inizio della prima guerra mondiale ed è in questo contesto che si articola la vicenda di Santina, bella ed umile ragazza di famiglia contadina che va a servizio come “cameriera personale della baronessa”. Da questo momento nel romanzo si svilupperà un intreccio di eventi anche molto dolorosi, che però apriranno la strada alla speranza di un cambiamento sociale e al cambiamento stesso attraverso la bella persona di Tano, personaggio di grande intelligenza e dignità umana. Con lui capiremo cos’è il vero amore, amore per la sua donna e amore per un appassionato impegno civile che testimonia in lui una profonda e autentica responsabilità sociale fino al sacrificio estremo.
Giovanna Sciacchitano