Conte: “Misure di prudenza anche se impopolari”
È tra la rivolta delle Regioni guidate dal centrodestra e l’opposizione della Lega che che il presidente del Consiglio si è presentato in Parlamento, e lo ha fatto in maniera netta, come è nel suo stile.
Il capo dell’esecutivo cita Aristotele: “La filosofia antica distingueva la doxa, intesa come l’opinione, la credenza alimentata dalla conoscenza sensibile, dall’epistème, la conoscenza che invece ha saldi basi scientifiche”. E sta tutto qui, il vero senso del suo discorso, in questo passaggio.
“Abbiamo seguito un principio di conoscenza scientifica. È imperativo categorico per un governo che deve proteggere la vita dei cittadini porre a fondamento delle proprie decisioni non già le libere opinioni che si susseguono ma le raccomandazioni di qualificati esponenti del mondo scientifico”, ha detto il presidente del consiglio. E poi: “Questo è un modo per far ripartire al meglio la nostra economia senza battute di arresto in futuro. Un approccio non graduale e incauto porterebbe ad una recrudescenza del contagio“.
“Non ci sarà un piano rimesso a iniziative improvvide di singoli enti locali ma basato su rilevazioni scientifiche. Iniziative che comportino misure meno restrittive non sono possibili, perché in contrasto con le norme nazionali, quindi sono da considerarsi a tutti gli effetti illegittime“, dice il capo del governo riferendosi ai governatori ribelli.
“Lo dico in maniera chiara, a costo di apparire impopolare. Il governo non può assicurare in modo immediato il ritorno alla normalità – afferma – “siamo ancora dentro la pandemia, non ne siamo usciti“. Una linea chiara quella del premier, che però ha spiegato: “allenteremo ulteriormente le misure assicurando l’apertura in sicurezza del commercio al dettaglio, della ristorazione, dei servizi alla persona se nei prossimi giorni la curva dei contagi non dovesse crescere“.
Il governo sta seguendo un piano che “persegue l’interesse generale anche con misure impopolari“. Quello per combattere il contagio del coronavirus, infatti, “non è un programma elettorale destinato a raccogliere il “consenso“, ma un atto politico dovuto per far ripartire il paese nel migliore dei modi.
E ricorda – “Stiamo affrontando un’emergenza che non ha precedenza nella storia della Repubblica, siamo costretti a riconsiderare modelli di vita, a rimeditare i nostri valori, a ripensare il nostro modello di sviluppo. Sono giorni in cui è vivace il dibattito, anche critico, sulle decisioni assunte. La vivacità rileva la forza e la vitalità del nostro sistema democratico. Il governo ha sempre compreso la gravità del momento e proprio per questo non ha mai inteso procedere per via estemporanea, improvvisata: c’è stato accurato bilanciamento di tutti gli interessi e i valori coinvolti, buona parte dei quali di rango costituzionale”.
E ancora: “Non possiamo permettere che gli sforzi compiuti risultino vani per imprudenze compiute in questa fase così delicata. Qualsiasi atteggiamento ondivago, come passare dalla politica del chiudiamo tutto al riapriamo tutto, rischierebbe di compromettere in maniera irreversibile questi sforzi. Se il tasso R0 tornasse vicino a 1 si saturerebbero le terapie intensive entro fine anno“.
Un’evidente citazione del rapporto dell’Istituto superiore della Sanità: “Un rapporto del comitato tecnico-scientifico, che non è segreto, stima che la riapertura totale al 4 maggio porterebbe a un rischio elevatissimo di ripresa del contagio”.
In Portogallo un’opposizione per bene – Questo è il discorso che Rui Rio, il capo dell’opposizione in Portogallo, ha indirizzato al capo del Governo, Antonio Costa: “La minaccia che dobbiamo combattere esige unità, solidarietà, senso di responsabilità – ha detto Rui Rio in Parlamento – Per me, in questo momento, il governo non è l’espressione di un partito avversario, ma la guida dell’intera nazione che tutti abbiamo il dovere di aiutare. Non parliamo più di opposizione, ma di collaborazione. Signor primo ministro Antonio Costa, conti sul nostro aiuto. Le auguriamo coraggio, nervi d’acciaio e buona fortuna perché la sua fortuna è la nostra fortuna”.
C’è un abisso tra questo discorso ed i continui e sterili attacchi di Salvini e Meloni al premier Conte.