Le “Guardie civiche” dividono la politica
La fine del lockdown ha portato le persone a tornare in strada, non solo per andare al lavoro, ma anche per passare del tempo con gli amici. Di qui le segnalazioni di assembramenti nei quartieri della movida che hanno scatenato l’allarme. Tanto che il governo, attraverso il ministero degli Affari Regionali e delle Autonomie, ha pensato di ricorrere al volontariato per segnalare situazioni di pericolo, lanciando un bando per 60 mila volontari civici da reclutare attraverso un bando tra i precettori di reddito di cittadinanza e cassa integrati.
Ma la proposta di mettere in campo sessantamila volontari divide la politica. La lettura che viene data a questo dispiegamento è quella di “ronde” contro gli irriducibili della movida. Fonti di governo, però, precisano che non si tratta di questo, quanto della necessità di dare aiuto a chi non può uscire di casa per comprare cibo e medicinali o per aiutare nel contingentamento degli ingressi nei parchi.
E dal Viminale viene precisato che “le decisioni assunte, senza preventiva consultazione del ministero dell’Interno, per l’istituzione della figura degli ‘assistenti civici’ in relazione alle misure di contrasto e di contenimento della pandemia Covid-19, non dovranno comportare compiti aggiuntivi per le prefetture e per le forze di polizia già quotidianamente impegnate nei controlli sul territorio”.