Presso la nuova Ipsa libreria presentazione dei libri “In nessun luogo, mai” e “Canti a Prometeo”
Presso la nuova Ipsa libreria, in via dei Leoni 71 a Palermo, venerdì 21 giugno alle ore 18,00 vi sarà la presentazione dei libri “In nessun luogo, mai” di Francesco Scrima e “Canti a Prometeo” di Gino Pantaleone. Modererà l’incontro Maria Albanese. Saranno presenti gli autori. Con l’occasione verrà anche presentata la nuova ristampa del libro L’ACQUARIO di Francesco Scrima.
Sinossi del libro “In nessun luogo, mai”
Paolo è un insegnante di liceo che nasconde un passato oscuro. Bianca è la caposala del reparto di cardiologia di un ospedale di Palermo, dove è ricoverata Anna, la moglie di Paolo.
Anche Bianca, di origini libiche ed il cui vero nome è Manaar, ha un passato tragico: a 16 anni, durante la dittatura di Gheddafi, ha perso la sua famiglia, che una notte è stata prelevata dai soldati del regime, e, dopo essere stata violentata, è riuscita a fuggire dalla Libia e, in seguito, ad arrivare in Italia grazie ad Ugo, medico in una missione in Egitto, che poi l’ha sposata e con il quale ha avuto due figli.
Bianca- Manaar, però, non ha mai perso le speranze (specie da quando la dittatura nel suo paese è finita) di sapere che fine hanno fatto i genitori ed il fratello, militante nelle file della resistenza, soprattutto ora che è rimasta sola, abbandonata prima dal figlio maggiore, in Usa per lavoro ma anche per nascondere la propria omosessualità, e poi dal marito, ormai celebre primario, che le ha preferito una giovanissima amante.
Il tentato suicidio di Miriana, la ribelle figlia di Bianca, invischiata in amicizie molto pericolose, e soprattutto l’incontro con Paolo, a cui la donna si legherà in un rapporto difficile ma intenso, daranno vita ad una torbida storia di violenza e passione, di droga e prostituzione, di loschi traffici gestiti da personaggi molto potenti ed intoccabili.
Una storia che farà riaffiorare i fantasmi del passato di Paolo e Bianca – che si improvviseranno anche detective in una Palermo tentacolare e misteriosa – accompagnandoli fino all’ epilogo.
C’è un Titano che si aggira silenzioso sull’Olimpo.
È Prometeo, dai “vari pensieri”, che con animo consapevole ha in mente d’ingannare Zeus e di aiutare gli uomini: ruberà una scintilla del fuoco divino e la donerà ai mortali. La punizione sarà esemplare, come racconta Esiodo: “Zeus legò Prometeo con inestricabili lacci (…) e sopra gli avventò un’aquila, ampia d’ali, che il fegato gli mangiasse immortale, che ricresceva altrettanto la notte quanto nel giorno gli aveva mangiato”.
Nei “Canti a Prometeo” (All’insegna dell’Ippogrifo) Gino Pantaleone evoca l’eroe, il suo gesto, l’idea stessa della ribellione: “Posso darti degli invasati versi/ donarti segreti liberatori/ ci hanno annientato tutto anche gli odori/ codesti Dei dai verdetti diversi”.
Lo fa scegliendo la struttura chiusa del sonetto, che pare abbia risuonato la prima volta nella corte federiciana, a Palermo, quando la città era tutta uno scintillio di spade e di poesia.
Pantaleone sceglie dei versi antichi per coniare dei pensieri moderni, pensieri d’amore e d’ira, di rabbia e di passione: “Il sogno mostrava la vita e il seme/ non c’è paesaggio chiaro a cui guardare/ dal duro cuore la coscienza preme”, e la sua diventa così poesia civile e lirica insieme, la sua voce suona simile a quella di un bardo gaelico, nel quale convivono amore e morte, perché l’una non può fare a meno dell’altro, e viceversa.
Ci immergiamo tremanti nell’eco chiara di queste parole, come in un nuovo medioevo, trascinati dall’urto possente o dalla carezzevole onda, e sentiamo che il Poeta, novello Prometeo, ci sta donando qualcosa di misterioso – la Bellezza – che ha strappato all’invidia di tutti i falsi dei che ci sovrastano.
Francesco Scrima